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Restituire motivazioni ai medici ospedalieri e ai dirigenti sanitari, passando attraverso adeguati riconoscimenti retributivi, sblocchi del turnover del personale, maggiore considerazione dei carichi di lavoro. Attenzione al recupero e alla valorizzazione della dignità e del ruolo di chi cura all’interno del Ssn.
E’ questa è la ricetta che porterebbe al blocco della “fuga” di medici e dirigenti sanitari dagli Ospedali, che si sta verificando nel nostro Paese?
Nella recente survey “Il lavoro in ospedale ai tempi del Covid” sviluppata da Assomed – spiega al Sole24Ore Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed – “è emersa una sofferenza che viene da lontano, amplificata dalla pandemia, che ha reso insostenibili intensità assistenziale e carichi di lavoro, tanto che il 46% dei medici pensa di abbandonare l’ospedale pubblico nei prossimi 2 anni. E oltre il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato a dovere, sia prima che durante la crisi pandemica. Già ora in molte aziende sanitarie le uscite dal Ssn non avvengono solo per raggiunti limiti pensionistici: in particolare del Nord Italia, si può arrivare fino ad un 30-40% di uscite per licenziamento. Le ragioni che spingono ad abbandonare gli ospedali sono riassumibili in un comprensibile spirito di sopravvivenza: l’eccesso dei carichi di lavoro, legato a una carenza numerica persistente al di là della giostra dei numeri sulle recenti assunzioni, peraltro tutte in forme precarie; la rischiosità del lavoro sia sotto il profilo biologico che medico-legale; la sua cattiva organizzazione; lo scarso coinvolgimento nelle decisioni che li riguardano”.
“I numeri – continua Palermo – ci aiutano a comprendere la portata del fenomeno: con il 2021 raggiungiamo l’acme della curva pensionistica dei medici dipendenti del Ssn, circa 7.000 quiescenze ogni anno; il blocco del turnover, se confrontiamo i dati del Conto annuale dello Stato del 2009, punto più alto per le dotazioni organiche nel SSN, con quelli del 2018, ha determinato nel decennio una riduzione di circa 6 mila medici e 2 mila dirigenti sanitari (biologi, farmacisti, chimici etc); la riorganizzazione dei servizi in area critica, in applicazione del Dl Rilancio, richiederebbe l’assunzione in forma stabile di almeno 5.000 specialisti tra anestesisti rianimatori e medici di emergenza-urgenza, internisti, infettivologi, pneumologi”.