Organizzazione & ruoli

Lo Smart Working nel Pharma

Photo by Christin Hume

 

Secondo un recente studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, circa una grande impresa su tre (36%) ha al suo interno progetti strutturati di Smart Working. La percentuale scende al 7% per le Piccole e medie imprese e al 5% per le PA.

E’ chiaro come il lavoro agile possa avere un duplice obiettivo: quello di privilegiare la produttività aziendale o supportare la conciliazione vita-lavoro. Nel primo caso, l’azienda dovrà definire un modello di accordo che preveda l’abolizione delle timbrature (ove presenti) e l’introduzione di un piano incentivi legato ad obiettivi individuali o di gruppo. Nella seconda ipotesi, invece, dovrà essere riconosciuta al lavoratore la possibilità di svolgere la propria attività – per uno o più giorni a settimana – da remoto (da casa, dunque, o da altro luogo).

La legge, in generale, lascia larga libertà alle parti del rapporto per la scelta delle modalità di svolgimento dello smart working. Di seguito alcuni aspetti di cui tener conto:

  1. Luogo di lavoro. L’attività può essere svolta ovunque fuori dall’azienda o altrimenti in luoghi specifici descritti all’interno dell’accordo
  2. Non è necessario un accordo condiviso tra le parti, dato che l’azienda può definire lo smart working in modo unilaterale
  3. L’intesa. L’intesa (sempre scritta) con il dipendente, è sempre necessaria, a prescindere dall’accordo collettivo.

La decisione di introdurre lo strumento dello smart working ha certamente un impatto inevitabile anche su altre tipologie di scelte aziendali (vedi l’introduzione di sistemi cloud per le esigenze di collaborazione, condivisione delle informazioni, lavoro in mobilità, etc.)

Ma come si comportano le imprese del settore farmaceutico e biotech in tema smart working? Vediamone alcuni esempi.

MENARINI

Il Gruppo Menarini azienda farmaceutica italiana leader nel mondo con una presenza in 136 paesi, ha recentemente annunciato una nuova collaborazione con Google per un progetto di trasformazione digitale. Al centro di questo percorso d’innovazione è proprio lo smart working, inteso in generale come nuovo approccio al lavoro, più facile e agile, che permetterà ai 17.000 dipendenti del gruppo di collaborare in tempo reale a livello globale, anche grazie a G Suite, la soluzione enterprise di Google Cloud per la collaborazione e la condivisione aziendale.

SANOFI

E’ recente il nuovo integrativo per lo smart working in casa Sanofi. Dal primo gennaio i dipendenti delle sedi di Milano, Modena e Roma possono lavorare in smart working due giorni su cinque a settimana. L’accordo prevede in generale una maggiore flessibilità nella gestione del tempo e una migliore conciliazione vita-lavoro delle sue persone. La multinazionale francese ha introdotto lo smart working già da qualche anno e tale strumento oggi interessa più del 60% della popolazione in azienda.

BIOGEN

Una scelta di particolare successo secondo il management di Biogen Italia è la flessibilità nella gestione del tempo, che, permettendo una migliore gestione della sfera personale, si rivela uno dei principali driver di benessere in ambito lavorativo. Per tutti i dipendenti è infatti prevista la possibilità di lavorare al di fuori degli uffici per due giorni a settimana. “In una cultura aziendale improntata in primo luogo su relazioni di qualità basate sulla fiducia – spiega Francesca Filippucci, direttore delle Risorse umane di Biogen Italia – opportunità come questa portano a performance migliori e a un maggior coinvolgimento dei dipendenti. Perché se le persone stanno bene, lavorano sicuramente meglio”.

AMGEN

Amgen si conferma tra le migliori aziende italiane in cui lavorare per il terzo anno consecutivo, classificandosi tra le prime tre compagnie di medie dimensioni nel settore Biotecnologie al Great Place To Work 2018. Sono state 13.000 le ore di lavoro svolto da casa nel 2017 grazie al progetto iTime, con il piano di raggiungere 8 giorni al mese in regime di smart working entro il 2018.

JANSSEN

Janssen è stata tra le prime aziende in Italia a lanciare lo Smart Working in azienda: promosso tra i dipendenti fin dal 2014 e poi reso permanente nel 2016, è nato proprio per favorire l’equilibro fra lavoro e vita privata. L’adesione è su base volontaria. Per accedervi è necessario possedere i requisiti prestabiliti dal progetto. Ad oggi, hanno aderito 114 dipendenti dei 140 aventi diritto.