Organizzazione & ruoli

Biotech, quale futuro per le competenze?

photo by Assobiotec

 

Secondo alcuni dati aggiornati del Gruppo Manpower, tra le aziende che prevedono di aumentare il personale nel prossimo trimestre, in Italia il 76% di queste faticherà a coprire i posti di lavoro a causa della mancanza di “talenti qualificati”. Parliamo dunque di “talent shortage”: le skills attualmente disponibili sul mercato non risultano combaciare con quelle che le aziende stanno cercando.

Diventa cruciale dunque, capire quali siano le skills richieste dal mercato e consentire a giovani, ma anche manager e professionisti dei diversi settori di aggiornare e rivedere le proprie competenze. Come trovare le soluzioni a questo mismatch?

Le strade sono certamente quella del c.d. “reskilling” e, parallelamente, di un “upskilling”. Lo ha sottolineato, Alessandro Testa, Jefferson Wells Director, in occasione dell’evento Assobiotec-Federchimica Biotech, il futuro migliore, tenutosi a Roma il 9 novembre, presso l’Auditorium della Conciciliazione. “Dobbiamo ragionare sul breve termine: riuscire a costruire dei percorsi formativi efficaci e e veloci in modo che le nostre skills possano adatatrsi rapidamente alle necessità delle aziende. Ma dobbiamo anche pensare nel medio-lungo periodo e quindi  leggere oggi –  in aticipo – quali saranno le competenze richieste e che tipo di professioni saranno necessarie in futuro o quali evoluzioni subiranno tali professioni. Ed è propiro per questo che abbiamo avviato questa  collaborazione con Assobiotec, EY e Frezza&Partners, per capire nel settore farma/biotec quale sarà il futuro delle professioni tipiche di questa industry”.

“Sulla base di un modello predittivo della domanda di lavoro e delle competenze, basato su tecniche di AI, che abbiamo sviluppato anche per altri settori, stiamo ricavando alcuni dati molto interessanti” ha spiegato Carlo Chiattelli, Associate Partner di EY “In particolare, un esito fondamentale da sottolineare è che ci sarà un aumento della domanda di più del 53% delle professioni nel settore biotech/bioeconomico (una percentuale minore avrà un calo della domanda). Il nostro studio, che sarà pubblicato nei prossimi mesi, sarà proprio uno strumento a supporto della programmazione degli investimenti in istruzione e formazione da parte delle aziende. Un altro esito molto importante rileva che le competenze richieste dal mondo biotech avranno sempre più una complessità maggiore e specializzazione. Il nosto modello produce anche delle previsioni di “nuove” future possibili professioni che potranno venire a crearsi”.