photo by Markus Spiske
Della cd. “digital transformation” parlano tutti, ma poche aziende hanno cominciato ad affrontare l’argomento con idee chiare e metodo. Tra queste sicuramente va citata Zambon. Chiediamo a due loro manager, Matteo Villa, Training Global HR and Open Organization e a Cristina D’evola Head of People Strategy, come l’azienda ha deciso di affrontare il tema della trasformazione digitale.
1. Perché avete deciso di affrontare l’argomento della “digital transformation”?
Ribaltiamo la domanda. Dal nostro punto di vista, oggi non è possibile per un’azienda come la nostra che ha ambizioni di sviluppo a livello globale, non affrontare un tema così cruciale. La trasformazione digitale, definizione che mette insieme [member] diversi trend di natura tecnologica, sociale ed economica, ha assunto ormai un aspetto altamente pervasivo anche in mercati considerati da sempre meno permeabili ad innovazioni dirompenti di natura tecnologica. Il mercato farmaceutico viene spesso citato come esempio di mercato altamente regolamentato, con alte (e costose) barriere all’ingresso di nuovi player e con altissimi costi di innovazione. Tutto vero, ma se pensiamo ad altri mercati come l’assicurativo e il bancario che si credevano al sicuro ed immutabili, qualche preoccupazione dovremmo averla anche noi. Da un lato quindi si tratta di una necessità di business, dall’altro la constatazione che se un’azienda vuole essere innovativa ed evolversi in un contesto competitivo, deve lavorare prima di tutto sulle proprie persone ponendole al centro di una strategia complessiva e dando loro gli strumenti, le competenze e le opportunità per fare innovazione.
2. Come vi siete preparati?
Prima dell’avvio di uno specifico progetto che abbiamo denominato “Digital School”, abbiamo svolto un vero e proprio assessment, il “Digital Checkup”, ossia un test di una cinquantina di minuti che è servito per mappare l’attitudine alle competenze digitali di tutta la nostra popolazione. Questo test, dopo una fase pilot svolta in Italia e Svizzera, è stato esteso anche agli altri Paesi del Gruppo e ci ha permesso di avere un quadro complessivo delle conoscenze e delle attitudini dei nostri dipendenti.
Analizzando i dati emersi (parliamo di circa 60 item per un totale di 1600 utenti che hanno completato il Checkup) abbiamo così costruito dei percorsi di allenamento e sviluppo delle competenze digitali che oggi costituiscono la struttura della Digital School di Zambon. Grazie ai dati del Digital Checkup abbiamo disegnato un’esperienza di apprendimento che trae spunto degli applicativi digitali che tutti noi utilizziamo ogni giorno per leggere le news, correre, acquistare prodotti, vivere esperienze … e proprio l’experience degli applicativi di fitness ha ispirato la metafora guida del progetto, la palestra come luogo di continuo allenamento per essere sempre al passo con l’innovazione digitale.
3. Avete avuto bisogno di confrontarvi con altre esperienze (anche estere) o avete affrontato il tema in autonomia? Avete dovuto far ricorso a professionalità
non esistenti in azienda (assunzione di risorse ad hoc, inserimento di project manager a tempo, consulenza)? Come lo avete gestito?
Per nostra attitudine personale e per le nostre esperienze professionali, abbiamo deciso di affrontare il tema in maniera originale e con un approccio innovativo,
in maniera quasi del tutto autonoma. L’intero concept della Digital School, il design e la costruzione dell’impianto formativo sono stati fatti in autonomia. Questo approccio corrisponde anche alla scelta dell’azienda di avere all’interno della funzione HR un gruppo di specialisti altamente preparati che compone
il team di People Strategy e che è in grado di gestire progetti ad alta complessità appoggiandosi a partner esterni solo dove strettamente necessario. Partners esterni ci hanno aiutato a realizzare i contenuti formativi e hanno creato con noi la piattaforma digitale all’interno della quale “vive” la Digital School.
4. Come avete strutturato il progetto? In sintesi, come funzione la Digital School?
La Digital School è accessibile in ogni momento tramite una Learning and Gamification Platform e una mobile app che prevede un social network interno, competitions tramite task, nonché un profilo personale che consente a ogni dipendente di tenere traccia del proprio allenamento e una sezione news sempre aggiornata. Gli stessi contenuti sono stati progettati con un design semplice e intuitivo, ispirato alle app di allenamento utilizzate nella vita privata. D’altra parte l’intera impostazione della Digital School è simile a quella di una palestra: ogni workout (programma di allenamento) è composto da video pills, infografiche, news, online webinar e workshop interattivi secondo un livello crescente di difficoltà, che va dallo Start sino all’HIIT (High Intensive Iterative Training). Ogni partecipante può partire dal suo livello per raggiungere il Workout più impegnativo seguendo un programma di allenamento personalizzato.
5. Come lo avete comunicato?
La partecipazione delle persone di Zambon è ovviamente per noi un obiettivo fondamentale. Il lancio della School e tutte le attività legate al progetto sono state comunicate con una vera e propria campagna di marketing composta da DEM (direct email marketing), azioni di guerrilla marketing, la creazione di un logo e di una serie di gadgets dati a tutti gli atleti della nostra palestra digitale per motivare e ingaggiare le persone, facendo leva sul loro entusiasmo
6. Quale popolazione avete coinvolto?
Abbiamo deciso di coinvolgere tutta la popolazione aziendale, dall’amministratore delegato ai blue collar degli stabilimenti italiani. Crediamo che sia una scelta importante e decisiva per permettere a tutti di dare il proprio contributo alla trasformazione digitale dell’azienda. Unico paletto di ingresso è costituito dal Digital Check Up che le persone devono svolgere prima di iscriversi alla nostra “palestra digitale”
7. Come ha reagito o sta reagendo la vostra popolazione?
I risultati, per il momento appaiono confortanti, con 414 utenti attivi, che cioè quotidianamente interagiscono con i percorsi messi a disposizione all’interno della scuola. Ma i set di KPI ai quali guardiamo vanno oltre la semplice misurazione del numero di persone attive, andando a rilevare anche aspetti più prettamente qualitativi, come la capacità delle persone di scegliere il proprio percorso o quella dei vari team di sviluppare idee e soluzioni innovative. Ad oggi pensiamo sia prematuro affermare che la Digital School abbia già prodotto dei cambiamenti all’interno dell’azienda però sicuramente vediamo dei progressi in termini di awareness dei nostri dipendenti e di coinvolgimento nei processi di Digital Transformation. Indubbiamente uno dei nostri obiettivi era quello di creare un linguaggio comune all’interno dell’azienda e, in questo senso, qualche passo in avanti è già visibile. Nei tavoli di lavoro progettuali abbiamo notato come i collaboratori Zambon abbiano già preso dimestichezza con la terminologia del digitale.
8. Siete soddisfatti del percorso fatto? Pensate che si possa apportare qualche miglioramento? Come andrete avanti?
La Digital School per sua natura è un percorso in continua evoluzione. Abbiamo già in programma un aggiornamento di tutti i contenuti, un nuovo design per la mobile app e nuovi percorsi di accelerazione di idee innovative all’interno dell’azienda che prenderanno il via a partire dalla seconda metà di maggio. Stiamo inoltre raccogliendo feedback e suggerimenti da tutte le persone che quotidianamente utilizzano la mobile app per migliore ancora di più la user experience, personalizzare i contenuti e creare un contesto ingaggiante per l’apprendimento. [/member]