photo by Anton Eprev
“Siamo i primi produttori in Europa con 2,1 miliardi di euro, davanti a Germania e Francia” ha ricordato Giorgio Bruno, Presidente del Gruppo Produttori Conto Terzi di Framindustria, in occasione della presentazione di un’indagine condotta da Farmindustria con Fondazione Symbola. Anche il Presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ci ha tenuto a ricordare che “l’industria farmaceutica è un’eccellenza italiana, con un aumento dell’8% nel biennio 2017-2018 e addirittura del 27% per quanto riguarda i medicinali biologici. Anche gli investimenti sono cresciuti di ben il 42% grazie all’effetto ‘4.0’ e di adeguamento degli impianti, che dimostrano come questo settore sia sempre al passo con l’innovazione. Anche l’export farmaceutico in questo segmento è aumentato del 30% e dimostra come sia un ‘fiore all’occhiello’ fra i tanti” dell’industria italiana dei medicinali, “che è già la prima in Europa, in generale, per produzione, e dati sempre in crescita soprattutto nell’export. Anche nel periodo gennaio-agosto 2019 si è segnato un +28%”.
Fondazione Symbola e Famindustria hanno indagato con interviste e approfondimenti statistici –il primo studio sul totale del conto terzi italiano –questa attitudine trasversale alle filiere del made in Italy. Come si legge nel comunicato stampa ufficiale di FS, nel nostro Paese sono 108 mila le imprese della manifattura (il 27% del totale) che hanno prodotto almeno una volta conto terzi (ultimi dati disponibili, 2016), per un fatturato relativo a questi prodotti pari a 56 miliardi di euro (il 6,3% del fatturato totale della manifattura). La quota di fatturato conto terzi sul totale del fatturato varia da settore a settore: si passa dal 13,3% dell’abbigliamento al 9,6% dell’automazione al 6,4% della farmaceutica al 6% dell’arredamento fino all’1,3 % dell’alimentare. Diverso ovviamente il peso delle specifiche filiere sul totale del fatturato italiano conto terzi: predomina l’automazione (43,5% del totale), seguita da abbigliamento (8,2%), arredamento (5,4%), alimentare (3%) e farmaceutica (2,9%) (l’altro 27% è legato a comparti con quote minori). La diversità delle filiere si riflette anche nella diversa dimensione delle imprese terziste: mentre nel resto del manifatturiero predominano piccole e medie imprese (sotto i 50 addetti) nella farmaceutica la maggioranza sono le imprese con oltre 250 addetti.
Se questo è il panorama italiano delle imprese che anche una sola volta l’anno hanno lavorato conto terzi, per una descrizione più puntuale del fenomeno si è scelto di osservare le imprese per le quali il fatturato conto terzi è maggiore del 50% del fatturato totale (in cui, cioè, il conto terzi è prevalente). In questo specifico perimetro rientrano 69 mila imprese –il 64% del totale dei terzisti –, 455 mila addetti e un fatturato conto terzi pari a 47 miliardi di euro. Queste imprese investono in macchinari (4,3% nella farmaceutica) e in formazione (nella farmaceutica 413 euro l’anno per addetto). Ed esportano: il 67,6% nel caso dell’industria del farmaco. Sono dati che descrivono un conto terzi in parte diverso dalla vulgata: meno esecutore puro e più co-protagonista nella messa a punto del prodotto, un vero partner del committente.