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La lingua italiana? Oggi è la competenza-chiave per i manager

photo by Brett Jordan

Oggi si usa frequentemente l’espressione Stem: Science, Technology, Engineering and Mathematics – negli Istituti e Università di tutto il mondo – per indicare le discipline del futuro, gli ambiti di competenza su cui si dovranno concentrare sempre di più i manager.  Si parla poi anche di “pensiero computazionale”, ovvero della capacità cioè di pensare come un informatico, in modo algoritmico, dividendo i problemi complessi in parti più piccole, più semplici, se gestite singolarmente. Nel nostro Paese l’identikit del manager perfetto è infine completato dalla conoscenza flente della lingua inglese e dalle “soft skills”, le capacità creative, decisionali e di relazione.

A questa lista sembra tuttavia mancare una competenza fondamentale. Che, essendo data da sempre per scontata, non è mai effettivamente entrata nel quadro della formazione manageriale. Stiamo parlando della reale e totale padronanza della lingua italiana. Oggi in effetti, saper parlare e scrivere con una piena e disinvolta proprietà dell’italiano rappresenta davvero per chi lavora un grande valore aggiunto. Se pensiamo ai testi delle mail o alle conversazioni che intercettiamo nella quotidianità, costituite da abbreviazioni, elenchi puntati, espressioni gergali, brevi frasi, inglesismi, è un dato – questo – che sembra paradossale.

Lorenzo Cavalieri, Managing Partner della società di consulenza e formazione Sparring, ha raccontato su IlSole24Ore che qualche anno fa un direttore del personale gli disse che un’analisi rigorosa svolta all’interno della sua azienda rivelava che le performance nelle vendite, nel recupero crediti e nell’assistenza ai clienti dei singoli erano correlate in modo impressionante al livello di padronanza della lingua italiana. La capacità nel manipolare la lingua risultava l’indicatore più importante nel predire il successo delle persone. Questa dichiarazione lo colpì molto e lo condusse ad osservare e ad approfondire il tema, giungendo alla convinzione che esistono almeno 4 motivi per cui un manager italiano, pur lavorando nel «villaggio globale», è in grado di correre con una marcia in più quando è capace di usare in modo speciale e distintivo la sua lingua madre:

1) Saper parlare bene in italiano vuol dire riuscire ad adattare qualsiasi concetto al contesto, al destinatario, al mezzo. Questa competenza consiste nel saper variare adeguatamente struttura sintattica e registro linguistico. Questo a seconda che ci si trovi di fronte alla definizione di uno slogan pubblicitario o ad un contratto, che il mezzo sia un post su un Social Network o una lettera formale, che si tratti di una presentazione davanti ad un pubblico o di un colloquio riservato. Il manager che manipola la lingua è capace di ottenere sempre l’attenzione vigile di chi legge e ascolta perché è capace di costruire le frasi in base ai suoi obiettivi e al contesto in cui opera.

2) Saper parlare molto bene l’italiano significa avere un potente strumento di elaborazione creativa e di revisione critica di ciò che viene proposto. Il pensiero critico e quello creativo si formano in questo modo. Cosa accade nella testa di un manager che legge per esempio la bozza di una proposta contrattuale? Legge, elabora, ricostruisce e quando ha un vocabolario solido e articolato e una padronanza sintattica forte è in grado di scomporre e ricomporre in mille modi diversi i testi, e con i testi i concetti. In questo modo trova nuove opzioni e nuovi significati. I processi creativi nascono da questo giocare con le parole, spostarle, lavorare per associazioni, metafore.

3) Saper parlare bene in italiano significa poter trovare le parole giuste per connettersi emotivamente. Gli esperti hanno dimostrato che il presupposto dell’intelligenza emotiva è la capacità di saper descrivere in modo esatto e ricco di sfumature le proprie emozioni. Il meccanismo cerebrale è semplice: se sono capace di descrivere – e quindi di riconoscere – in modo ricco ed esaustivo le mie emozioni, aumentano le mie capacità di riconoscere quelle delle persone intorno a me. Per chi lavora questo significa avere un surplus di empatia. Significa dunque saper motivare colleghi stanchi o depressi. Poter gestire clienti contrariati e dire di no ai propri collaboratori in modo incisivo ma rispettoso. Significa commentare un errore senza giudicare.

4) Saper parlare bene in italiano significa potenziare la propria capacità di affabulare, di raccontare in modo affascinante e persuasivo. Nel mondo del management i concetti di narrazione e di storytelling hanno ormai travalicato i confini del marketing. In particolare, viviamo in un tempo in cui il manager deve non solo organizzare qualcosa, ma deve forse soprattutto raccontare qualcosa.