Contro le aziende ed i capi “Workhaolic”: Volswagen vieta l’invio di comunicazioni aziendali sul telefono tra le 18.15 e le 7 del mattino. Daimler già qualche anno fa ha decretato che tutta la posta elettronica in arrivo dopo aver attivato la risposta automatica – in cui s’informa della propria assenza temporanea dalla scrivania – venga cancellata. Eccessivo? Forse. E certo, se nel week end arrivano comunque mail dai piani alti è difficile non rispondere. Ma se l’esempio viene dagli stessi capi, è tutto più facile. Come l’AD di Henkel, Kasper Rorsted (prossimo a passare in Adidas), che ha indicato il sabato come giorno “mail-free” e di non voler essere contattato nei giorni festivi.
La Francia ha dichiarato guerra alle mail fuori orario di lavoro, causa oggettiva di stress e tensioni per i dipendenti. Secondo il rapporto di Bruno Mettling (direttore risorse umane del colosso delle telecomunicazioni Orange), consegnato al Ministero francese che sta lavorando alla riforma del Codice del Lavoro, in effetti, riportare il lavoratore in ufficio – anche se solo con la mente – causerebbe il rischio di un sovraccarico cognitivo ed emozionale. Sensazioni di fatica ed eccitazione, che innescherebbero la questione delle conseguenze psico – sociali. Non solo, dunque, un danno per la salute mentale del lavoratore, ma per l’azienda stessa, perché il personale finirebbe con il diventare meno produttivo anche in orario di ufficio, per colpa dello “Stress da iperconnessione”.
«Diritto alla disconnessione», «Diritto alla irreperibilità». Chi avrebbe mai detto, che nell’era della trasformazione digitale e del fermento derivante dall’ evoluzione tecnologica, avremmo mai parlato di “Obbligo di disconnessione” dai mezzi di comunicazione a distanza? E’ quello che sta accadendo in molti Paesi Europei ed in alcune aziende, in forme diverse (vedi Volswagen, BMW, Bayer ed altre). Sulla scia della corrente di pensiero “less is better”, secondo cui la produttività del lavoratore verrebbe incentivata da una redefinizione degli orari e degli spazi lavorativi.
L’attenzione al “Tecnostress”, sollecitata sempre più dai sindacati, ha permesso anche accordi come quello in BMW, che prevede che gli impiegati possano stabilire con i propri responsabili le ore di reperibilità extra-ufficio – in cui utilizzare computer portatile, smartphone o altri dispositivi considerate come straordinari e quindi da computare nell’orario lavorativo. O di introdurre – come avvenuto negli USA – la cosiddetta “pausa digitale”, prevedendo momenti nella giornata o periodi durante l’anno nei quali escludere tassativamente l’utilizzo di tecnologie informatiche.
E’ sfida, dunque, per il management delle aziende, che si trovano a dover impostare il lavoro tenendo conto di questi aspetti, per guadagnare produttività, efficienza e qualità dai propri dipendenti e perché no … attrarre talenti dal mercato.