Cina al secondo posto nel mercato farmaceutico

photo by Vidar Nordli-Mathisen

Già nel documento Made in China 2025 il Paese aveva dichiarato i suoi obiettivi in area pharma a livello mondiale: poter contare – entro circa otto anni – su un centinaio di imprese nazionali capaci di esportare i propri farmaci sui grandi mercati del pianeta. Raggiungere dunque quegli standard internazionali che ancora non ha la maggiorpare delle sue aziende (circa 4100).
Secondo quanto riportato su Le Monde, il mercato cinese posizionatosi subito dietro gli USA – che si conferma primo mercato del settore a livello mondiale- in meno di dieci anni, varrebbe circa 100 miliardi di euro e entro il 2030 potrebbe guadagnare la medaglia d’oro.
Seguire le direttive del governo di Xi Jinping vorrà dire per le aziende farmaceutiche registrare da 5 a 10 farmaci di ultima generazione presso le Autorità di certificazione americane ed europee. Non un compito facile, dunque, visto che l’industria del Dragone ha investito in ricerca e sviluppo molto meno rispetto alla concorrenza e alle altre multinazionali. Contestualmente si è dunque anche deciso di puntare sul rimpatrio dei propri ricercatori all’estero, incentivandoli al rientro per mettere in piedi proprie società o potenziare l’industria locale.
In generale, nel 2017, il tasso di crescita del settoore farmaceutico in Cina è stato del 3-4%, ma per le multinazionali la crescita ha raggiunto la doppia cifra, come ha spiegato Jean-Christophe Pointeau, patron di Sanofi in Cina, al giornale Le Monde. Offrendo i farmaci più recenti, in assenza di generici equivalenti cinesi, le Big Pharma hanno avuto molti benefici dal mercato cinese.
Il fabbisogno nel paese è ad oggi molto sentito, a causa dell’invecchiamento generale della popolazione e della comparsa di alcune malattie croniche quali cancro e diabete, causate principalmente dallo stile di vita e dal cambiamento delle abitudini alimentari.