La tecnica CRISPR e uno smartphone per rilevare il Covid

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 Due recenti studi hanno dimostrato come gli smartphone possano essere utili per diagnosticare le infezioni virali. Il primo, spiega C. Tognaccini nel suo articolo su Osservatorio Terapie Avanzate, riguarda il virus SARS-CoV-2. Un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Berkeley (Stati Uniti) ha infatti sviluppato un test basato sulla tecnica di editing genomico CRISPR in grado di rilevare la presenza del nuovo coronavirus utilizzando un dispositivo collegato a un normale smartphone.

Lo studio è stato pubblicato su Cell lo scorso dicembre. Pochi giorni dopo un altro lavoro è stato pubblicato su Science Advances da un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School di Boston. In questo caso è stato messo a punto uno strumento simile per diagnosticare diverse infezioni virali, tra cui Zika, l’epatite B e C. Anche se parliamo solo di dati preliminari, l’auspicio è che entrambi i test possano essere validati e utilizzati su larga scala in modo da contribuire alla lotta contro COVID-19 in primis, ma anche contro altre infezioni già note o che potrebbero comparire in futuro. “Il nostro studio mostra che possiamo eseguire il test molto rapidamente, effettuando la misurazione con strumenti di elettronica di consumo prodotti in serie senza dover ricorrere a complesse apparecchiature di laboratorio”, ha commentato Daniel Fletcher, bioingegnere dell’Università della California e coautore dell’articolo.

Come funziona il test? Il test utilizza il sistema CRISPR-Cas13a in grado di legare l’RNA e già in studio come rilevatore di infezioni. Quando Cas13 si lega all’RNA del virus taglia la sequenza bersaglio ed inizia a spezzettare l’RNA circostante ed una sonda a base di RNA aggiunta dai ricercatori, che quando tagliata produce una fluorescenza. Il dispositivo utilizzato nell’esperimento, utilizza poi un laser per eccitare questa fluorescenza e una fotocamera per smartphone che ne rileva la luce, fornendo una misurazione quantitativa delle particelle virali presenti nel campione.

Un aspetto importante rispetto ai metodi tradizionali basati sulla PCR che, lavorando con materiale amplificato, danno una semplice indicazione sulla presenza del virus con un risultato positivo o negativo. Il test dà una risposta in 30 minuti e non richiede particolari apparecchiature di laboratorio.

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