A Torino e’ nato il deprescrittore, il medico che “toglie” i farmaci

photo by Martin Brosy

A Torino nasce il deprescrittore, il “medico che toglie i farmaci”. Si tratta di una nuova figura medica, utile a tutti a quei pazienti che si ritrovano immersi nel complicato mondo dei farmaci e che magari non sono più sicuri di dover assumere un determinato medicinale. Sembra incredibile, eppure esiste davvero.

Nessuna accusa ai medici curanti. Per molti è necessario dover ingerire pastiglie come fossero caramelle. E’ il caso di chi soffre di diabete, scompensi cardiaci o problemi respiratori, a cui poi si possono aggiungere in diversi casi malfunzionamenti della tiroide o dolori di altro tipo. Si tratta dei “malati cronici” e circa l’11% o di questi arriva ad assumere ogni giorno fino anche a dieci medicine diverse.

Il ruolo del deprescrittore ha come obiettivo quello di aiutare queste persone. Parliamo in realtà di un progetto pilota a livello nazionale, nato da un’idea della Asl To3, che si chiama Ambulatorio per la «Deprescrizione e Riconciliazione Terapeutica (DeRT)» e ha sede nella Casa della salute di Torre Pellice, inaugurata ad inizio febbraio. E subito, due settimane dopo l’inaugurazione, sono giunti nell’ex ospedale valdese della cittadina i primi quattro pazienti per i medici che «tolgono i farmaci».

«Li hanno selezionati i dottori di famiglia del territorio, che poi sono i veri artefici di questo progetto, assieme alla Asl che lo ha subito valutato positivamente», spiega la dottoressa Paola Fasano, responsabile del distretto sanitario di Pinerolo. Sono persone con caratteristiche comuni: hanno tutti oltre 65 anni, sono pluripatologici, assumono più di cinque farmaci diversi al giorno e all’appuntamento nell’ambulatorio DeRT devono portare tutte le medicine con loro, incluse quelle da banco, magari acquistate di loro spontanea volontà o consigliate dal passaparola. Nella Casa della salute, tre figure – il medico di medicina generale, un infermiere di comunità e un familiare del paziente – insieme all’interessato rivedono l’elenco delle medicine, cercando di capire se l’assunzione da parte del paziente avviene effettivamente con costanza, e se occorre assumerle ancora tutte. «A volte ci ritroviamo persone che continuano ad assumere antidolorifici per mesi quando non hanno più alcun problema», racconta la dottoressa Fasano.

Il deprescrittore aiuta quindi i pazienti a liberarsi delle compresse che non servono più. Anche perché, come studi internazionali hanno più volte evidenziato, l’assunzione di cinque o più farmaci aumenta il rischio di ospedalizzazione e mortalità. Basti pensare che il 10% dei ricoveri nei soggetti over 65 è dovuto a un danno da farmaco.

Ma il progetto è due volte scientifico. I medici dell’ambulatorio utilizzano un programma informatico realizzato dall’Istituto «Mario Negri» di Milano proprio allo scopo di aiutare la deprescrizione. «E, di conseguenza, la fase successiva, cioè la riconciliazione terapeutica», sottolinea Flavio Boraso, il DG della Asl To3, che spiega lo scopo primario del progetto: la «maggiore sicurezza nella gestione delle terapie, oltre a una possibile razionalizzazione della spesa, con il conseguente reinvestimento di risorse in ambiti di maggiore bisogno». L’eventuale deprescrizione sarà sempre comunque definita in accordo con il medico di base del paziente, che continuerà a rappresentare il punto di riferimento per il paziente.