Agisce in un settore che origina 16,5 miliardi di valore di mercato tra export e mercato interno attraverso 3957 aziende che occupano 76.500 dipendenti. E’ italiana; ha un numero di dipendenti che oscilla tra i 10 e i 50; realizza un fatturato tra 11 e 50 ml € annui; deve far fronte soprattutto a “progetti non strutturali” non connessi direttamente al core business e fa fatica a individuare le risorse giuste, specie per i CEO e le figure di middle management delle aree operation, vendite, marketing, clinica/medica/qualità.
In gran parte infine è azienda distributrice sul territorio nazionale di prodotti realizzati all’estero, pur se non mancano aziende con siti produttivi nazionali.
Questo il profilo tipo dell’azienda medical devices in Italia secondo quanto emerso da due survey che Frezza & Partners ha condotto su quasi 250 aziende del settore che presentavano la presenza di almeno 10 unità di personale ed un fatturato di almeno 10 € annui. Annota al proprio interno una funzione HR dedicata l’86% delle aziende che hanno risposto.
Insieme ad importanti manager di settore, in collaborazione con Job In Pharma e l’azienda GDS Communication, la Survey è stata presentata attraverso il webinar “JOB IN MEDICAL DEVICES”. La versione integrale del video è accessibile dal seguente link.
Prima del covid-19 il settore era in crescita con assunzioni in tutte le aree aziendali pur con criticità legate a:
- difficoltà ad assunzioni per progetti non strutturali rispetto al core business;
- la digital transformation;
- tempistiche lunghe nel processo di ricerca e selezione (spesso legate all’obbligo di adozione di partner obbligati – multinazionali);
- la nascita di nuove professionalità, che richiede un’attenzione peculiare nell’acquisizione di nuovi talenti e nell’eventuale training dei dipendenti interni.
Ben l’83% delle aziende ha inoltre dichiarato di aver avuto difficoltà nella ricerca e selezione per i ruoli apicali per risorse operanti nel comitato esecutivo, nell’area della finanza e a livello di business management. Mentre per ruoli manageriali e professionali, in generale le maggiori criticità riguardano:
- nell’area OPERATION i process engineering;
- nell’area COMMERCIALE (MKTG/VENDITE) i product specialist;
- nell’area CLINICA / MEDICA / QUALITA’ i clinical specialist;
- per l’Area MARKETING i market access.
Il settore presentava interessanti opportunità di nuove assunzioni anche per il 2020. Ovviamente il coronavirus ha fermato tutto.
COSA E’ ACCADUTO DURANTE LA PANDEMIA:
La prima azione messa in campo per affrontare la pandemia è stato dare indicazioni al personale di ufficio di svolgere le proprie attività in smart working. Qui diversi Amministratori hanno confessato di aver ottenuto risultati addirittura superiori alle aspettative. Attività che si ritenevano impossibili da realizzare in remoto, o con grandi difficoltà, anche grazie a un forte spirito di dedizione di gran parte del personale si sono invece dimostrate fattibili. Parliamo ad esempio della partecipazione a gare di appalto, così come della gestione del rapporto con i clienti. Meno critica sicuramente la gestione di attività di controllo ed amministrative in senso lato, così come anche quelle di reclutamento e formazione/addestramento, in gran parte realizzabili con strumentazione informatica a supporto. In questi casi sta diventando vieppiù importante la conoscenza e l’utilizzo di App e strumenti per lavoro di gruppo, chat, comunicazione e condivisione progetti quali Skype, Zoom, Slack, Hipchat, Teamviewer e tante altre.
A volte è stato necessario potenziare la strumentazione individuale del singolo addetto o dotarlo di strumentazione aziendale (es. “saponette” per i collegamenti in remoto).
Il personale dell’area logistica, così come quello produttivo, ha subito minori modificazioni alle modalità operative di espletare il servizio data la specificità delle azioni realizzate che richiede l’ovvia obbligatoria presenza in azienda. Il vero impatto in questi casi è stata una riduzione degli effettivi al minimo indispensabile. Almeno fino a quando le restrizioni poste in atto dal Governo lo hanno reso possibile.
L’area che ha sicuramente subito le criticità più rilevanti è quella relativa al personale commerciale. Specie per aziende che commercializzano prodotti che vengono utilizzati in sala operatoria è stato necessario da parte delle direzioni sanitarie degli ospedali dare un alt a queste prassi. Ciò ha fortemente ridotto la possibilità del personale di essere presente sul luogo dove abitualmente esercitano la loro attività. Diverse aziende hanno quindi dato indicazioni di stare fermi a casa e recarsi dal cliente solo su espressa richiesta di quest’ultimo (di fatto quindi eliminate le attività di promozione commerciale pura e semplice). Inoltre, data la gravità della situazione, molti interventi chirurgici già pianificati non legati a criticità incombenti (pensiamo ad interventi di chirurgia oncologia, cardiochirurgica) sono stati rinviati a data da destinarsi (es. interventi di ortopedia, di otorinolaringoiatria, ecc.) avendo dovuto le strutture ospedaliere potenziare le aree di emergenza dedicandovi anche personale interno non solitamente adibito ad esse.
Tutti i Responsabili di aziende di stampo multinazionale hanno detto che stanno passando molto tempo anche ad elaborare dati e fare previsioni per le Corporate di appartenenza sui probabili scenari post crisi in termine di riduzione del fatturato. Diverse aziende si aspettano una forte riduzione quest’anno anche se, di converso, altre, produttrici di device utilizzati nell’emergenza, hanno dovuto portare la produzione su ciclo h24 per la formidabile richiesta. Non manca quindi la preoccupazione per il futuro delle aziende in cui si opera. Le indicazioni che stanno emergendo e sulle quali anche le Corporate ormai hanno preso contezza, sono sostanzialmente la consapevolezza di perdere quest’anno per cercare di riprendersi nel 2021. E se nel 2021 non si dovesse essere in grado di recuperare le posizioni di partenza valutare seriamente la presenza della propria subsidiary in Italia.
Altra cosa che sta emergendo tra gli intervistati è che inevitabilmente alcuni processi di lavoro saranno rivisti al termine della crisi, portando ad una riorganizzazione che non potrà non incidere sugli organici.
Si spazia dal riprogettamento delle postazioni di lavoro per aumentare il distanziamento sul luogo di lavoro per meglio tutelare la salute e prevenire possibili contagi, all’adozione di procedimenti di cassa integrazione fino a procedure di licenziamento collettivo, così come al potenziamento delle attività realizzabili in smart working con investimenti sulle infrastrutture informatiche. Spostando attività a domicilio si potrebbe peraltro avere anche qualche beneficio, specie per aziende che hanno uffici su più piani, dal poter affittare a terzi spazi resisi liberi. Per non parlare ovviamente dei benefici in termini di minore inquinamento ambientale dettato dai minori spostamenti casa-ufficio, come anche testimoniano alcune interessanti immagini riprese dai satelliti che tutti abbiamo visto in questi giorni.
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