Scrivere “con il pensiero”: la nuova interfaccia cervello-computer studiata dall’Università di Stanford

photo by Gerd Altmann

 

L’università di Stanford, negli USA, ha realizzato un’intelligenza artificiale per “leggere nel pensiero” di un uomo paralizzato dal collo in giù. Un centinaio di micro elettrodi registrano l’attività cerebrale del paziente mentre immagina di scrivere con la propria mano, il software trasforma ogni segnale in una lettera e su uno schermo, in tempo reale, compaiono parole e frasi. La velocità di digitazione è la più alta mai raggiunta e potrebbe aiutare i pazienti con gravi paralisi a comunicare senza aprire bocca o muovere un muscolo. Lo studio è stato pubblicato recentemente su Nature.

La scienza, scrive Erika Salvatori su Osservatorio Terapie Avanzate, lavora alle interfacce cervello-computer (BCI: Brain-Computer interface) da quasi quaranta anni: le BCI traducono gli impulsi elettrici trasmessi dai neuroni in output che possono compensare o ripristinare una funzione del corpo umano. Anche se il corpo non funziona più, l’attività neuronale associata al movimento spesso rimane intatta nei pazienti paralizzati. In altre parole, quindi, le BCI riescono a “leggere nel pensiero”, a digitalizzare l’informazione e ad eseguire il comando richiesto dal cervello grazie all’intelligenza artificiale e all’apprendimento automatico. Le BCI possono quindi aiutare i pazienti con gravi disabilità o paralisi a compiere azioni apparentemente banali, come parlare o muovere un arto.

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