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Non tutti forse lo sanno, ma l’HCV, da solo o associato ad altri co-fattori quali alcool o virus dell’epatite B, è il maggior responsabile di cirrosi e di tumore del fegato e causa migliaia di decessi ogni anno. E Italia si stimano circa 300.000 casi diagnosticati ed esiste un numero – ancora non ben definito – di persone ignare di avere l’infezione (il cosiddetto “sommerso”).
In alcuni e ristretti gruppi di popolazione ad alto rischio, come la popolazione tossicodipendente, è possibile riscontrare una percentuale particolarmente elevata di monoinfezione HCV e coinfezione HIV/HCV: secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’ECDC (European Centre for Disease prevention and Control) la via di trasmissione più comune è rappresentata dalla tossicodipendenza per via endovenosa che rappresenta il 76.5% di tutti i casi di infezione da HCV segnalati. Tuttavia ancora oggi tra le categorie a maggiore rischio di infezione da HCV, come la popolazione tossicodipendente (attiva o che lo sia stata in passato) e i consumatori di droghe per via inalatoria, resta elevato il rischio di contagio ed è alta la probabilità di sacche di sommerso.
C’è dunque bisogno di sensibilizzare riguardo la malattia, e mettere in luce la progressione dell’infezione nella popolazione perseguendo in tal modo gli obiettivi dell’Agenda ONU per il 2030 (Salute e Benessere) e ridurre le conseguenze sul sistema socio-sanitario. Per sensibilizzare una parte importante della popolazione affetta dall’HCV (prevalentemente tossicodipendenti, detenuti, migranti, persone che vivono nei dormitori), la cooperativa sociale Open Group ha lanciato il progetto Stop HCV, in collaborazione con vari soggetti pubblici e privati e con il supporto di AbbVie e Gilead.
Scopo del Progetto pilota è validare un protocollo di screening di HCV e un nuovo modello di trattamento con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili e che presentano un’alta difficoltà nel link to care. Attraverso la proposta dei del test rapidi, il progetto vuole contribuire a favorire una diffusa cultura della prevenzione e della salute. La validazione del Progetto permetterà di definire un protocollo di intervento verso questa popolazione chiave utile a ridurre i casi di contagio, aumentare l’emersione del “sommerso” e procedere alla cura in modalità consone alla garanzia del Link to Care.
Gli operatori coinvolti nel progetto sono Medici, Infermieri ed Educatori delle dipendenze Patologiche. I medici e gli infermieri saranno presenti nella fase di cura extraospedaliera,
agli educatori il compito di promozione, esecuzione test, somministrazione questionario, primo counseling, supporto al trattamento e prevenzione della reinfezione. Agli operatori coinvolti
nel progetto sarà fornito un breve training, due giorni, sulla esecuzione del test salivare rapido e informazioni sulla infezione da HCV.
Open Group è una cooperativa è multisettoriale, opera in ambito sociale ed educativo, nella gestione di patrimoni culturali, oltre che nella comunicazione e nell’informazione. Si occupa di disabilità, dipendenze, integrazione, emergenze abitative, educativa di strada, sostegno scolastico, formazione, inserimenti lavorativi di persone svantaggiate.
Le radici sono a Bologna e nel territorio emiliano romagnolo, ma la prospettiva è aperta alla dimensione europea. Open Group inscrive il proprio lavoro nel perimetro dei 17 obiettivi dell’agenda O.N.U.: progetta azioni per combattere l’esclusione, per assicurare l’accesso a cultura, salute, educazione, lavoro, informazione e digitale, fattori che abilitano alla cittadinanza.