L’immunoterapia sconfiggerà il cancro. Parlano i Nobel per la Medicina 2018

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Intorno al 2050, quasi tutti i tumori saranno trattati con l’immunoterapia di qualche tipo. Avremo conquistato il cancro“. Queste le parole di Tasuku Honjo, premio Nobel per la medicina 2018 che al Karolinska Institutet svedese dichiara di fronte ai giornalisti: “Non posso dire quando con certezza. Ma in meno di vent’anni molti pazienti sono stati curati completamente con l’immunoterapia. E ora ce ne sono in cura molti di più“. Il suo collega americano James P Allison dell’Università del Texas, compagno di Premio Nobel, aggiunge: “Presto ci libereremo di alcuni tipi di cancro, il melanoma, per esempio. Non spariranno completamente, ma ci saranno trattamenti efficaci, aumentando l’aspettativa di vita. Alcuni stanno già per scomparire“.

Allison e Honjo sono stati i due pionieri che hanno ideato le fondamenta di una strategia per sconfiggere il cancro: scatenare il sistema immunitario stesso del paziente contro le cellule tumorali. Già in passato tale linea era stata analizzata a livello sperimentale,  ma senza risultati convincenti. Tutto è cambiato negli anni Novanta, con la scoperta di specifici meccanismi molecolari che regolano il funzionamento del sistema immunitario, grazie proprio agli studi di Honjo e Allison.

Quello su cui hanno focalizzato l’attenzione i due scienziati, infatti, riguarda principalmente l’eliminazione dei freni che rendono il sistema immunitario incapace di combattere il tumore. Allison e Honjo, in particolare, hanno scoperto due “checkpoint immunologici”, due recettori presenti sulla sulla superficie dei linfociti T, capaci di agire in modo soppressivo nel complesso meccanismo di equilibrio che regola il sistema immunitario e ne dosa la risposta. I due ricercatori hanno lavorato indipendentemente e sono riusciti a sviluppare degli anticorpi monoclonali capaci di bloccare questa azione inibitoria e scatenare quindi il sistema immunitario contro i tumori. Con degli effetti collaterali da tenere sotto controllo. Il loro lavoro ha messo le basi per quello che è diventato il quarto pilastro della terapia anticancro (insieme a chirurgia, chemioterapia e radioterapia) contro diversi tipi di tumore, come quelli al polmone e alla mammella, carcinomi a vescica, rene e prostata, linfomi e leucemie.

Il vero futuro dell’immunoterapia, raccontano i due premi Nobel, è però nelle terapie combinate, diverse strategie farmacologiche accompagnate anche da trattamenti aggressivi come chemioterapia e radioterapia. “Ci sono oltre un migliaio di terapie combinate attualmente in corso. Le pubblicazioni già ci sono: se distruggi il sistema immunitario, gli strumenti come chemio e radioterapia funzionano meno. Il potere del sistema immunitario è la base per combattere il cancro”, afferma Honjo. “Sono in arrivo combinazioni di tre o quattro farmaci insieme”, continua Allison. “Di solito con il cancro cerchi di uccidere tutte le cellule tumorali, grazie a chemio e radio puoi ucciderne la maggior parte, mentre il sistema immunitario può fare il resto“.

Resta però ancora da scoprire perché per alcuni pazienti l’immunoterapia non funzioni. E dunque nei prossimi anni lo sforzo dovrà essere teso – oltre allo studio del sistema immunitario, del tumore e dell’ambiente che lo circonda – all’analisi del microbiota, l’insieme dei microrganismi che vivono insieme a noi. Visto che, come ha specificato Michele Maio, direttore del Centro di immunoncologia del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena in occasione di un incontro organizzato a Stoccolma dalla Fondazione Roche, “La flora intestinale può regolare il funzionamento del sistema immunitario“ e “una certa composizione del microbiota favorisce l’immunoterapia, quindi si potrebbe agire sulla flora per renderla più efficace“.