photo by Ashton Mullins
Parlare di “Talidomide” significa ricordare una delle più grandi tragedie nella medicina provocata da un farmaco basato appunto su questo principio attivo. Ma facciamo un passo indietro. Grunenthal, società tedesca appartenente ad azionariato familiare, commercializzò questa molecola nella classe dei tranquillanti, poiché la sua struttura molecolare appariva similare a quella dei barbiturici. La talidomide fu dapprima venduta con il nome di Grippex (conteneva talidomide, chinino, vitamina C, fenacetina ed aspirina) e fu portata sul mercato per trattare infezioni respiratorie nel 1956. Ma già nel 1957 fu commercializzata come sedativo sotto il nome di Contergan e venduta come OTC in Germania e più tardi e in altri Paesi.
La tragedia della talidomide ebbe un impatto tremendo sul mondo civile. Fece cadere quella specie di utopia di continua sicurezza e miglioramento in campo farmacologico.
Agli inizi degli anni Sessanta il pubblico venne a conoscenza delle mutazioni genetiche derivanti da nascite non solo per le vittime della talidomide ma anche per le vittime post nucleari di Hiroshima e Nagasaki. La talidomide fu comunque il punto di riferimento per un nuovo approccio dei vari paesi occidentali sull’approvazione di farmaci. Furono imposte regole gradualmente più stringenti riguardo alle ricerche cliniche, alle documentazioni, per la loro approvazione. FDA venne ad assumere un vero e proprio ruolo determinante e comunque la sicurezza dei farmaci iniziò ad essere un punto fondamentale nel sistema produttivo verso il mercato. Quanto accaduto per la talidomide cambiò radicalmente l’impostazione sia nelle ricerche cliniche sia nella regolamentazione dell’approvazione dei farmaci.
E’ sorprendente come un gruppo di medici, di ricercatori e manager, quelli di Celgene, abbiano saputo individuare le potenzialità e gli effetti positivi della talidomide anche con prodotti nelle aree ematologiche ed oncologiche.
Celgene e Gilla Kaplan
Dunque, dopo che nel 1962 venne ritirata dal commercio allorché ne furono dimostrate le proprietà teratogeniche ed in particolare la capacita di causare focomelia, vi furono i primi segnali di un suo nuovo impiego ed in particolare per il trattamento di alcune forme dermatologiche della lebbra. Questo proprio attraverso ricerche condotte da Skeskin in Israele (1965) e successivamente attraverso gli sviluppi forniti da Gilla Kaplan. E qui entra in gioco Celgene.
Celgene Corporation nacque nel 1986 come spin off da Celanese Corporation, multinazionale texana leader mondiale nella chimica e nei materiali avanzati. Teniamo conto che Celgene era inizialmente una piccola Business Unit della Celanese Corporation sin dal 1980. A seguito del merger nel 1986 di Celanese Corp. con America Ext. Corporation, Celgene si staccò come azienda biofarmaceutica indipendente.
Sol Barer, fondatore di Celgene, era – alla fine degli anni Settanta – a capo di un piccolo team in Celanese dove lavorava come giovane ricercatore al fine di accelerare e diversificare la piattaforma di ricerca. Barer e il suo gruppo in quel periodo furono incaricati di sviluppare una ricerca esplorativa di avanguardia. In quanto chimico, egli si indirizzò sulle scienze biologiche anche se lui stesso dichiara che a quel tempo gli era difficile riconoscere come una vera scienza qualunque cosa al di fuori della fisica e della chimica (in Celanese ci si occupava di ricerca della fisica dei solidi, fotochimica e simili). La strategia della start-up fu duplice: da una parte, la piattaforma tecnologica biotech per entrare nel mondo farmaceutico; dall’altra, la sostenibilità di impresa, realizzata attraverso contratti di ricerca governativi.
E’ qui che Dave Sterling, Senior Scientist della neonata Celgene, incontrò Gilla Kaplan. Venne a conoscenza dell’inverosimile storia della talidomide del suo utilizzo nell’ENL e del suo potenziale uso nella lotta contro l’AIDS e la tubercolosi. “Sebbene nessuno con una certa formazione farmaceutica ci avrebbe creduto, noi ci credemmo”.
La visione di Celgene divenne talidomide-centrica come farmaco approvato, con un programma “aggressivo” di sviluppo di farmaci analoghi che mantenessero tutte le proprietà positive, minimizzando quelle negative. Il fatto che talidomide avesse proprietà immonomodulanti permise di migliorare le sue proprietà biologiche offrendo un nuovo farmaco orale ad una quantità di malattie potenziali. Naturalmente la reazione delle banche d’affari e degli analisti fu tiepida, quasi incredula. Basare lo sviluppo dell’azienda sulla talidomide era considerato un forte rischio.
La borsa accolse l’evento senza clamori, anche se il farmaco fu approvato con grande sorpresa di tutti. Celgene vedeva una porta aprirsi su un nuovo mondo di terapie, con tutti i composti disponibili in grado di “influenzare” profondamente il sistema immunitario il cui malfunzionamento era associato a così tante malattie prive di cure o dotate comunque di terapie molto poco efficaci. Come condizione per l’approvazione, FDA impose il sistema di distribuzione più limitativo in assoluto per prevenire difetti alla nascita. Un sistema che non esisteva ancora e che Celgene creò – il sistema S.T.E.P.S (System for Thalidomide Education and Prescribing Safety) che è anche la base per i sistemi di distribuzione controllata oggi in uso.
La storia di Celgene continua poi attraverso consistenti investimenti nelle ricerche cliniche e la creazione di infrastrutture mediche. E questo indirizzo porterà alla scoperta di un nuovo composto analogo alla talidomide ora chiamato Revlimid (lenalidomide).
Oggi Celgene Corporation e le sue affiliate, tra cui quella italiana, è una azienda biofarmaceutica globalmente integrata, incentrata sulla ricerca, sullo sviluppo e sulla commercializzazione di terapie innovative per il trattamento di malattie oncologiche e per malattie relative al sistema immuno-infiammatorio.