Organizzazione & ruoli

Essere manager nel 2022: 5 aspetti da non dimenticare

photo by Alexander Suhorucov

 

Essere manager nei prossimi anni richiederà di certi cambiamenti di un certo “peso”. Secondo Francesco Polverari, coordinatore del master Cineas “Management & Leadership skills”, occorrerà pensare al lavoro in un modo che integra perfettamente permanenza e cambiamento.

Secondo quanto scrive l’autore in un articolo pubblicato su HBR Italia, esistono in particolare 5 aspetti importanti della “permanenza” nella vita aziendale destinati a rimanere invariati, nonostante i grandi cambiamenti che si stanno apportando ai modelli organizzativi (in particolare in termini di “remote working”/ “smart working”). Grazie a tali elementi, i manager saranno in grado di riconosce e affrontare le differenze dovute appunto alla distanza, evitando frustrazioni e sgradite sorprese:

1.     “Tutto si basa sulle persone.  Leadership e management sono da sempre inscindibili rispetto alle comunità di esseri umani che lavorano, sia che si trovino al piano di sotto, a fare delivery in bicicletta, o ad un’altra latitudine. Troppo spesso i manager entrano direttamente nel merito delle questioni aziendali, dimenticando che i componenti dei loro gruppi di lavoro hanno sentimenti, emozioni, necessità e prospettive personali che non possono essere trascurate.
Non a caso (…)  l’Intelligenza Emotiva è considerata una delle competenze più importanti della leadership di un responsabile di progetto.

2.     Padroneggiare le soft skills annulla le distanze. Diversamente da quanto si può leggere su tanti post diffusi sul Web, le attitudini fondanti dei comportamenti umani non cambiano in ragione dell’utilizzo di Zoom o Meet, del lavoro sul tavolo della cucina o dell’anno di nascita successivo al 2000.
Lavorare con le persone de visu o in smart working, e soprattutto guidarle, non può prescindere dalla capacità di padroneggiare le cosiddette soft skills, competenze fondamentali per cogliere in modo sistemico i bisogni, i desideri, i timori, le ansietà delle persone, tutti aspetti umani che certamente non vengono meno per il semplice fatto di “essere in call” anziché “essere presenti”.

3.     I principi-guida della leadership non sono mai cambiati. Basta prendere un buon libro di Storia, ricercare le vite delle grandi figure del passato che hanno guidato dolcemente (o trascinato) interi popoli in battaglie per nobili ideali, alla lotta per il bene, la giustizia e l’equità, a centinaia di chilometri di distanza.
Oltre ai fondamentali comportamentali e relazionali, vanno tenute ben presente le capacità e caratteristiche di leadership che portano i componenti dei gruppi di lavoro a credere all’autorevolezza di certe persone, piuttosto che altre, come l’ascolto attivo, il pensiero critico, il sistematico approccio al problem solving, la capacità tecnica di gestire una negoziazione, le strategie di teamworking.

4.     L’assunzione di responsabilità ultima (“accountability”). Non è importante dove sia localizzato il gruppo di lavoro: ai manager è richiesto di guidare, comunicare, influenzare, e soprattutto di assumere l’accountability relativa al proprio ruolo, termine che in italiano è stato tradotto con il termine “responsabilizzazione” ma il concetto non è chiaramente interpretabile solo come “responsabilità”.
Il verbo to account è traducibile in italiano come “dar conto”; il sostantivo “ability” significa “essere in grado di” o “avere attitudine a”. Fissare gli obbiettivi, guidare il cambiamento, saper agire in anticipo per far fronte ad una prospettiva futura e saper rendicontare ai propri stakeholders, sono tutti aspetti di attitudine mentale, a prescindere dalla dispersione geografica dei gruppi di lavoro.

5.     Non sapere tutto, ma sapere molto. Essere autorevoli significa sapere. Pensare ed agire al di fuori di schemi preconfezionati, padroneggiare una materia perché la si è studiata profondamente, perché si è ascoltato attentamente chi ne sa di più in ogni livello dell’organizzazione, fino a non avere più paura di ricevere domande di approfondimento.
Studiare e quindi acquisire conoscenza ci permette di far progredire il cuore pulsante dell’organizzazione d’impresa, rappresentato dalla cultura organizzativa. Essa si concretizza nei comportamenti, nei valori e nelle relazioni che caratterizzano l’organizzazione stessa, sia al suo interno che con l’ambiente esterno.
Passare all’azione, saper incidere sulla cultura organizzativa della propria impresa è il vero senso della leadership e del management, che non a caso sono parole che derivano da verbi: to lead, e to manage, e richiamano quindi qualcosa che si fa, non qualcosa che si è”.

Questi aspetti , secondo Polverari, sono rimasti immutati. E rimangono essenziali per affrontare in modo efficace il cambiamento, riconoscere e affrontare il tema della distanza e gestire “il filtro incontrollabile della tecnologia”.

 

Tratto da “Il leader che non conosce le distanze“, Francesco Polverari, HBR Italia, luglio 2021.

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