People & Management

Manager e Monaci e vertici “spirituali”

Con la crisi è aumentata la pressione sulle imprese perché si comportino correttamente.  In Germania i manager hanno scoperto l’etica e organizzano corsi affidati a istituti religiosi

Non era mai successo che tanti imprenditori partecipassero a tavoli di riflessione organizzati nei conventi e a conferenze cristiane sul cambiamento dei valori. “Dirigere eticamente” è il titolo di uno dei seminari più richiesti del monaco benedettino Anselm Grün, che ha convertito la sua abbazia di Münsterschwarzach nel baluardo tedesco della consulenza sullo stile di vita.

A Monaco il padre gesuita Benno Kuppler, uomo d’affari e teologo, si prende cura di alcuni dirigenti della Siemens e della Hochtief. Ad Hannover due pastori evangelici si sono dedicati allo spiritual consulting e uno di loro, Peer-Detlev Schladebusch, va in pellegrinaggio con i manager o si ritira insieme a loro in un monastero cistercense per una sorta di profilassi dell’esaurimento nervoso. Tre anni fa l’arcidiocesi di Rotterburg-Stuttgart ha fondato lo studio di consulenza aziendale Kiwi, un nome formato dalle sillabe iniziale delle parole Kirche e Wirtscaft, chiesa ed economia.

Durante la sue conferenze alla Porsche Consulting e in altre imprese, padre Bordt traduce le regole della Compagnia di Gesù, concepite nel sedicesimo secolo da Ignazio di Loyola, nella lingua moderna di chi prende decisioni in campo economico. Il sistema del suo ordine non è molto diverso da quello di un gruppo industriale, osservava il religioso. I vertici spirituali e quelli secolari, prosegue, si comprendono, perché da loro ci si aspettano  sforzi simili: devono conciliare l’ubbidienza con una notevole responsabilità personale e l’adattabilità con la fedeltà ai propri principi. Solo la disponibilità a mettere la propria personalità forte al servizio di un’impresa contraddistingue il carattere maturo di una figura dirigenziale, sia un ordine monastico sia un gruppo industriale. Nel 2012 Bordt ha fondato l’Institut für Philosophie und Leadership, che da allora mette a disposizione dell’economia la disciplina di vita e gli esercizi spirituali dei gesuiti. Con la sua impresa etica, il religioso è diventato a sua volta imprenditore. Tra i clienti ci sono aziende coma la Bmw, l’associazione delle casse di risparmio tedesche e molte altre imprese sociali. Bordt non rivela a quanto ammonti l’ordinario che richiede per la formazione, ma di certo non si tratta di spiccioli, dato che il suo istituto realizza un utile sufficiente a colmare ogni anno il deficit di diverse centinaia di migliaia di euro dell’istituto di filosofia. Il gesuita non incassa niente a titolo personale.

Bordt parte regolarmente da un discorso sul metodo dell’introspezione gesuita. Poi costringe letteralmente i dirigenti in ginocchio. Accovacciati su uno sgabello da preghiera, i manager si pongono domande come: quale sarebbe lo scenario peggiore per la mia vita personale? Il divorzio? La morte di un figlio? Una paralisi? E quale sarebbe la prospettiva peggiore per la mia impresa? Che sensazione provo quando ho paura di fallire? O di diventare irrilevante? E se fossi disabile, in panico, infuriato? Bordt lavora sul carattere: le persone devono imparare a sopportare le loro tensioni e allo stesso tempo a riconoscere le illusioni, perché il timore più grande di un dirigente è di non essere all’altezza del suo lavoro e di fallire sotto gli occhi di tutti.

Alla base del lavoro di Bordt c’è l’idea che i dirigenti non siano schiavi del sistema, ma possano effettivamente cambiarlo, e di questo devono essere consapevoli. Dovrebbero cambiare loro stessi e poi, un po’ alla volta, anche gli altri. (Da “Die Zeit”, maggio 2014)