photo by Clem Onojeghuo
E’ davvero interessante e strategicamente lucido il caso di Dompé verso il biotech.
Parte dalla “primary care”, crea joint-ventures con Amgen e Biogen. Le abbandona. Poi trasforma le priorità strategiche puntando al biotech, appunto. Qui investe, scopre nuovi farmaci, li ingegnerizza e li produce.
Dompé dunque cambia pelle. I suoi investimenti in R&S la trovano focalizzata in aree terapeutiche quali oftalmologia, oncologia, trapianti d’organo. Nel campo della nefropatia diabetica la ricerca Dompé ha sviluppato un inibitore nei trapianti di isole pancreatiche e nei tumori al seno, farmaco riconosciuto “orfano” dalla Food and Drug Administration (FDA) e dalla European Medicines Agency (EMA).
Ma il suo trampolino di lancio ha come base [member] rhNGF per il trattamento di gravi patologie oculari. Sulla base delle ricerche del premio Nobel Rita Levi Montalcini, che scoprì e per prima isolò l’NGF (Nerve Growth Factor), i ricercatori di Anabasis – azienda di ricerca controllata da Dompé – hanno lanciato l’utilizzo di NGF in clinica. Sulla base degli studi clinici, viene dunque annunciata la designazione di farmaco orfano per rhNGF nella terapia della retinite pigmentosa da parte di FDA e di EMA. A partire dal 2017 il polo Dompé dell’Aquila è il primo al mondo a produrre il principio biotecnologico NGF.
Nella struttura dell’Aquila, accanto alla produzione tradizionale di farmaci, è stato realizzato un impianto biotech per la produzione di proteine ricombinanti per il trattamento delle malattie rare, autorizzato dal 2006 dalle Autorità Regolatorie alla produzione Good Manufacturing Practice (GMP) di active pharmaceutical ingredients (API) biotecnologici per uso clinico.
Dompé ha una storia secolare alle spalle Inizia con Gian Antonio Dompé a metà del XIX secolo. Nella sua bottega di speziale, a un passo dal Teatro alla Scala, passano Verdi, Leoncavallo, Puccini. Poi il figlio Onorato darà vita, con Paolo Adami, a una catena di farmacie. Ma è nel 1940 che il figlio di Onorato, Franco, fonda l’odierna Dompé farmaceutici che, appunto, sta navigando verso biofarmaceutica e biotech.
Questo percorso strategico la pone come impresa di nicchia nel biofarmaceutico, oltretutto nel quadro attento e coerente di alleanze e di acquisizioni come quella di Anabasis e di Philogen.
Interessante è la storia di Philogen, ubicata nel territorio senese, sempre di origine imprenditoriale, indirettamente legata a Sclavo, che dopo il passaggio a Chiron
viene incorporata da Novartis Vaccines, oggi GSK. Fondata nel 1996 da Duccio, Giovanni e Dario Neri, Philogen è una società a capo di un gruppo italo-svizzero, dove Dompé è un azionista di riferimento. È attiva nel settore delle biotecnologie, impegnata nello sviluppo di farmaci per il trattamento dei tumori, di malattie quali l’artrite reumatoide e di alcune patologie oculari caratterizzate dalla crescita anomala di vasi sanguigni, angiogenesi o patologie associate. Philogen fa il suo ingresso in Dompé nel 2011/2012. Più recenti invece altri investimenti (nei settori agricoli e biomedicali), come nel caso di Bonifiche Ferraresi Holding, Directa Plus o Movendo Technology.
L’azienda oggi ha il proprio quartier generale a Milano, il polo di produzione all’Aquila, i laboratori di Drug Discovery e Technology Formulation a Napoli, la ricerca articolata in un’ampia rete di collaborazioni a livello nazionale ed internazionale che interconnette centri e università in tutto il mondo.
Nel corso del 2017, Dompé, grazie a 700 persone e 50 milioni di confezioni commercializzate in 40 paesi, ha raggiunto un fatturato di circa 270 milioni di euro nel 2018, con un investimento R&D che si assesta al 15% del fatturato. Dompé ha sedi attive anche negli USA, a San Francisco e Boston, e in Europa, a Barcellona, Berlino, Parigi, Marlow (UK) e Tirana. [/member]