Formazione

Talenti grafologici

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Cosa si intende con la parola “talento”? Nei tempi antichi, il talento era un’antica moneta in circolazione in Grecia e in Palestina e nel corso dei secoli ha sempre indicato un’unità di misura di massa e peso. Per la nostra cultura moderna, il talento, nella sua accezione più comune, è invece un’abilità innata a fare qualcosa.

Ecco, fermiamoci a riflettere sul fatto che ognuno di noi ha qualche talento, ossia una predisposizione naturale o inclinazione a fare qualcosa. Non esiste una persona che non sia capace di fare nulla: c’è chi sarà capace di pensare strategicamente, chi di ideare, chi   costruire, chi coordinare, chi pianificare, chi controllare, chi sarà abile nel fare, chi verificare, e così via.

Un potente strumento che utilizziamo in Frezza&Partners come supporto all’individuazione di talenti è l’analisi grafologica di uno scritto che richiediamo al candidato. Da ciò può originarsi un completo report della personalità dello scrivente [member] in relazione alle modalità intellettive, relazionali, comportamentali e come approccia l’attività lavorativa o un’analisi esclusivamente dedicata alla tenuta delle soft skills ritenute dall’azienda cliente indispensabili per la migliore copertura del ruolo.

La grafologia è una disciplina fondata su canoni precisi che le conferiscono dignità di scienza umana ed è basata su tecniche di interpretazione rigorose, frutto delle ricerche su numerosissime scritture effettuate dai padri della disciplina. Si tratta di studi realizzati su decine di migliaia di scritture che si sono concentrati sulla presenza di determinati segni, poi correlati ad aspetti comportamentali presenti ed accertati negli scriventi (non a caso moltissime indagini grafologiche, agli albori della disciplina, sono state svolte all’interno di cliniche psichiatriche e di carceri che consentivano di valutare centinaia di grafie); ciò ha consentito di pervenire ad una rigorosa casistica di segni e di interrelazioni tra loro e di evidenziare statisticamente determinate corrispondenze tra la presenza dei segni grafici ed il comportamento/atteggiamento degli scriventi, anche se non in maniera meccanicistica. Ogni segno va infatti visto in rapporto agli altri, andando a comporre con essi il cosiddetto “ambiente grafico” globale, che caratterizza ogni grafia. La grafologia studia infatti il grafismo nella sua globalità, basandosi sull’osser­vazione dei quattro elementi costitutivi della scrittura: tratto, forma, movimento, spazio.

Senza volersi addentrare più di tanto, al lettore basti sapere che è tutto un susseguirsi di simboli: i margini, l’alto e il basso, la sinistra e la destra, il posizionamento intero dello scritto, la zona mediana, la firma, la direzione delle righe, la pressione del tratto, solo per citarne alcuni. Esistono infatti circa 180 specie grafiche da analizzare in interrelazione l’una con l’altra che aprono scenari insospettabili sul nostro ricco mondo interiore. E che, rapportate a differenti contesti grafici, possono far approdare, pur in presenza del medesimo segno, a conclusioni diverse. Per essere più chiari, una sinuosità estrema del rigo, che potrebbe essere interpretata come capacità di adattamento, se osservata in un contesto grafico che presenti altri segni incoerenti, darà invece l’indicazione di influenzabilità, dipendenza, opportunismo.

Come sempre nelle attività legate alle scienze umane ogni strumento va utilizzato con cautela e grande professionalità, non scordandosi mai che è difficile se non addirittura sbagliato inscatolare in categorie un uomo. E come un pittore utilizza la sua tavolozza dei colori attingendo di volta in volta a quelli che lo soddisfano di più per rendere al meglio la sua idea, così l’uomo che cura le HR in un’azienda deve utilizzare i vari strumenti a disposizione per cercare di mettere una risorsa nelle condizioni migliori di resa per sé e per l’azienda.

E’ questione di alchimia. Difficile, ma possibile, e sempre molto affascinante. [/member]