Nuove sfide contro l’Alzheimer. Scende in pista la ricerca pubblica statunitense

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Il National Institute of Aging riceverà dal piano pubblico statunitense 2,3 miliardi per trovare nuove cure per l’Alzheimer. Stile di vita e geni, i principali elementi da studiare.

Percorrere strade alternative e tirar fuori nuove idee ed analisi, questo dovrà fare il NIA in merito all’Alzheimer entro il 2025.
L’Istituzione pubblica statunitense vuole trovare una nuova strada, dopo l’abbandono della ricerca da parte di alcune Big Pharma (vedi Pfizer, Eli Lilly e Merck).
I vaccini contro le placche di una proteina (beta amiloide) all’esterno delle cellule nervose e contro le fibrille di un’altra proteina (tau) all’interno delle cellule nervose, sono state ad oggi il filo conduttore di tutti gli studi effettuati. Da sempre, in effetti, si è percorsa l’unica strada che parte dall’idea che all’origine dell’Alzheimer ci sia la formazione di queste placche e fibrille.

Ma adesso è chiaro a tutti che bisogna percorre nuove vie.
Come afferma Arnaldo Benini, professore emerito di Neurologia e Neurochirurgia dell’Università di Zurigo e autore di “La mente fragile – l’enigma dell’Alzheimer”, le aziende hanno per troppo tempo seguito un unico pensiero, senza tentare di individuare strade alternative. Strade che non hanno ancora prodotto risultati clinici concreti, di cui si ha urgentemente bisogno.
Anche in merito alle diagnosi precoci la situazione non è diversa: siamo ad un punto fermo.
Il professore Benini suggerisce in particolare di cominciare ad analizzare non solo la genetica, ma anche l’epigenetica: lo stile di vita, dunque, è ritenuto elemento fondamentale.
Viene da chiedersi ora, se tutto questo interesse non sia collegato al fatto che siamo sempre più un “popolo di anziani” …